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Figli e Mediazione
Tempi moderni

In una cornice di profondi cambiamenti che interessano la famiglia e le istituzioni ad essa connessa si inserisce la figura del Mediatore Familiare.

Nelle situazioni che attengono alla separazione, al divorzio e alla famiglia ricostituita in cui emergono problematiche conflittuali, il Mediatore Familiare viene scelto dai due coniugi come figura neutrale e competente per creare uno spazio protetto di ascolto, al di fuori del circuito giudiziario, per raggiungere una soluzione del contenzioso.

Il lavoro del Mediatore Familiare è utile là dove sono attive aree conflittuali con spesso un rilevante coinvolgimento dei figli.

Si accede direttamente con accordo dei coniugi a volte su suggerimento degli avvocati sensibili alla realizzazione di un contesto dove i coniugi possono divenire protagonisti delle loro decisioni. Ciò conferma che la mediazione familiare non è un’alternativa ma spesso un’integrazione al contesto giudiziario.

In alcuni paesi questo servizio è offerto direttamente dallo Stato.

 
     

 
 

Il servizio è rivolto a genitori separati/divorziati o in procinto di esserlo che intendono affrontare e negoziare gli aspetti che riguardano l’organizzazione familiare, oppure quando vogliono rivedere gli accordi presi in precedenza.

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Una separazione tra coniugi non è oggi solo il problema di quella coppia che si scioglie ma è un problema sociale che coinvolge gli amici, i colleghi di lavoro, gli insegnanti dei loro figli, i funzionari della banca che ha concesso il mutuo per la loro casa e tanti altri soggetti… Come tale va quindi considerato ed affrontato con percorsi di prevenzione ed autoconsapevolezza, di accoglienza ed accompagnamento, di  sostegno ed elaborazione che permettano alla coppia di arrivare, possibilmente, alla risoluzione del disagio che questo tipo di evento porta con sé.
Nonostante separarsi e divorziare non sia più un fenomeno marginale e circoscritto, ma venga ormai considerato come uno stadio normale di un percorso di vita, tuttavia rappresenta ancora nella nostra cultura italiana - a differenza di quanto accade in altri Paesi - quasi un fallimento, una tragedia personale, relazionale ed economica, che si ripercuote su tutto ciò che sta intorno ai due coniugi.

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Il meccanismo anglosassone del "win - to - win” nella Mediazione Familiare significa: "vincere entrambi".
E' un modo di operare, uno stile di porsi verso gli altri. E’ una logica ancora molto lontana dalla cultura occidentale odierna, fortemente improntata all’individualismo e che tende a vedere il consenso come una perdita di potere e quindi di identità personale. Mediare significa avere in mente il bene reciproco e basarsi sul mutuo rispetto; negoziare in maniera equa, essere aperti di mente e ragionevoli con tutte le parti; provare il desiderio sincero di trovare un accordo a metà strada.

La decisione del giudice, soprattutto nei casi di altissima conflittualità tra ex coniugi,  può cristallizzare le parti nel ruolo di vincitori e vinti; possono nascere nuove rigidità e nuovi antagonismi. L’operare “tecnico” degli avvocati di parte può esasperare ancora di più il conflitto, che non coinvolge solo gli attori che lo alimentano ma anche tanti altri “spettatori” che rischiano di subirne gli effetti, primi tra tutti i figli. Nello stesso ambito legale è maturata la convinzione che per risolvere adeguatamente le divergenze familiari sia necessario un percorso nel quale possano essere presi in considerazione tutti gli aspetti, anche e soprattutto emozionali e psicologici della coppia, ed occorra riconoscere alla coppia la capacità e la possibilità di trovare le migliori soluzioni del conflitto e decidere cambiamenti per il futuro.  E’ per questo che è nata la mediazione familiare.

...la conflittualità familiare riduce la capacità degli adulti di far fronte alle necessità di cura dei soggetti più deboli i quali spesso sono addirittura utilizzati come “merce di scambio” o peggio come “armi improprie” per vendette tra partner...

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